Son tornata speranzosa e ottimista, carica di buone intenzioni come un bombolone al cioccolato, ho ritardato volutamente i miei progetti iniziati all'estero, governata dalla praticità di uno stipendio da giardiniere con mansione di archeologo e dall'illusione del "questa volta sarà diverso...le persone per cui lavoro, dopottutto, lo dicono tutti, sono diverse! e poi starò in Sardegna, a casa, nell'isola più bella del mondo..."
Ed eccomi qua, dopo quattro mesi di durissimo lavoro, in parte non pagato perchè governato da quella folle passione che è l'archeologia - che ti porta a lavorare anche 16 ore al giorno (8 in cantiere con il piccone in mano e 8 davanti al computer per sopperire alle lacune di altri...), riparto amareggiata e delusa più che mai.
Credevo di non dover mai provare questa sensazione, perchè non c'è cosa più brutta che sentirsi pedina di qualcuno nel quale hai riposto fiducia, nel quale hai creduto e che hai difeso.
Non c'è cosa più brutta che constatare che colui/colei ritenevi potesse essere una guida, è solamente un mezzo che vuole arrivare e tu...nel suo viaggio vali meno di zero!
Ma "i signori e padroni"...
-ti ringrazieranno, ti loderanno perchè son corretti ed educati (fa parte del personaggio);
-non ammetteranno mai i loro errori per i quali sei stata vittima (chiedono scusa in privato, di più non puoi aspettarti, non possono litigare con te, a loro servi troppo...);
-non accetteranno mai i rimproveri (è un atteggiamento irriverente di questi giovani di 30 anni), sebbene sia lampante che ci sia sempre qualcosa che non va nel loro lavoro...
-si sentiranno sempre più bravi/e di te, dopottutto hanno l'esperienza (sebbene a paragone di anni tu abbia più titoli e più articoli scientifici);
-qualsiasi cosa dirai...entrerà in un orecchio e uscirà dall'altro, perchè l'essere testardi è, in Sardegna, valore da "Vires"...ma l'onestà intelletuale no!
Questi "vires" sardi sono come quei borghesi nuoresi che non mandarono neanche un telegramma alla Deledda per congratularsi del suo Nobel: sono la falsa "intellighenzia" che pretende di ricostruire l'identità storica dell'isola...
Credo che vi sia una frase che ben li definisca: essi sono come "Cristo drogato da troppe sconfitte, cede alla complicità di Nobel che gli espone la praticità di un eventuale premio della bontà" (De Andrè)
Se prima "sos teraccos pastores" erano dei "ragazzini" affamati, adesso sono "Abbocaeddos, laureados, buzzacas boidas e ispiantados"...
ecco la bella isola dei grandi uomini di atavico valore!!!
L'onestà, eletta a vessillo, non si dimostra solamente non condividendo l'atteggiamento dello sbeffeggiato Presidente Operaio (tanto lontano nei Km ma tanto vicino nelle azioni), ma eludendo gli atteggiamenti che io chiamo di connivenza mafiosa, quei modi di fare da clientelismo parentelare democristiano, dove per arrivare si è disposti a tutto, dove ci si sente superuomini immortali e invicibili, dove si ammette impunemente "Vedi le conoscenze servono!"
Tra le lacrime di rabbia e l'acquisita esperienza, poveri illusi ricostruttori della storia sarda, vi dedico "storia di un impiegato" di De Andrè
e come dice "La canzone del Maggio"
...verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti..."
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