sabato, aprile 27, 2013

Sognando un'ultramaratona...correre e perché

Non c'è pubblicità dietro questo sport, non ci sono sponsor, nè grandi marchi sportivi, non ci son riflettori puntati, ben poche pubblicità, forse, ogni tanto, qualche documentario sulle reti satellitari, negli orari più improbabili. 
Chi guardando gli ultramaratoneti non ha pensato: “Questi son tutti matti, ma chi glielo fa fare?” 
Come mai reagiamo così? 
Eppure ci sembra normale trascorrere anche dodici ore davanti alla tv, lavorare 14 ore davanti al pc, [attività fisiologicamente improduttiva (la soglia di attenzione ha dei limiti)], sopportare i mal di schiena conseguenti, giustificare la follia del nostro lavoro solo per l’acquisto di abiti, case e auto, per sostenere la spesa di parrucchieri, creme, profumi, massaggi dimagranti, oppure visite mediche specialistiche per porre fine alle conseguenze del nostro star fermi, del nostro immobilismo del benessere. Siamo capaci di sopportare pranzi e cene di lavoro infiniti, urla, l'uso automobile per fare 1 km, il cercare parcheggio anche per un’ora, lo stress,i litigi, le luci artificiali, le spese superflue e inutili, volte a cosa? A presentare i risultati di queste nostre follie moderne a un pubblico che ci plaude per tre minuti. Ebbene tutto questo non è follia?

Dietro un’impresa come la maratona del Sahara ci sono importanti sacrifici.
Ci sono, sì, importanti risultati sportivi, ma incredibili successi umani: c'è un estremo esercizio di forza di volontà! Una dimostrazione di come si cerchi di spingere la propria mente verso l’arrivo, l’arrivo come un aggrapparsi a vivere, la mente che lotta contro la fatica del corpo e vince!
Vince comunque, indipendentemente dalla medaglia, perché arrivare al traguardo dopo aver fatto 232 Km in meno di 24 ore al ritmo di circa 12 Km/h, nel Sahara, come sulle Alpi, è in ogni caso una vittoria.
E non c’è un problema di età (Olmo ha più di 60 anni), di fisicità, di pioggia, di vento, di freddo o di caldo, ma solo di volontà.
Ma forse è proprio follia per noi moderni “pigri da poltrona” che “non abbiamo tempo”, che “facciamo sport nel frenetismo della nostra vita”, che “dobbiamo lavorare”, "che siamo stanchi", che in realtà, riflettiamoci bene, abbiamo altri risultati da raggiungere…
Dietro un così forte sacrificio, non ci sono atleti professionisti che non lavorano o che non hanno una famiglia, anzi hanno delle vite più che normali se paragonate a quelle degli sportivi del jet-set. Dietro un così forte sacrificio non hanno guadagni milionari, non ci sono fotografie con vestiti firmati, non ci sono al fianco bellezze da cartolina, né fiumi di champagne, non c’è ostentazione, non ci sono urla di violenza dietro gli spalti, né contrasti da una scrivania all’altra per chi è più bravo, né sgambetti, non c’è spazio per le aspirazioni di successo, non c’è modo di avere stress, non vi è la necessità del trucco per arrivare primi: la vittoria non è vincere sul prossimo, è vincere con sé stessi, con il proprio io, con le proprie paure. Non vi è un nemico, non è una guerra…è forse soltanto un modo atavico di esercitare uno dei primi istinti umani: muoversi.
La nostra macchina, il nostro corpo non è concepito per star fermo, ma per muoversi…tutto il resto, sono scuse, scuse del nostro modernismo malato, che cerca una perfezione insana e false bellezze.
E se 242 km ci sembrano un’infinità (non sono pochi), iniziamo ossigenando il cervello, alziamoci dalla sedia e …camminiamo anche solo per due Km, ruberemo soltanto mezz’ora alla nostra folle vita seduta, pian piano, riassaporeremo tutto meglio e di più e non avremo necessità di spendere denaro in creme anticellulite... ;)

venerdì, luglio 08, 2011

lunedì, giugno 06, 2011

Don Chisciotte della Mancia: Mamma (loro) sono gay!

Don Chisciotte della Mancia: Mamma (loro) sono gay!: "ciao mamma, ti volevo dire che..... oggi è il 4 giugno, manifestazione 'diritti al cuore' contro omofobia, razzismo, sessismo... decido d..."

lunedì, maggio 23, 2011

La Cavalcata del Kurdistan: affermazione di identità

Non una semplice canzone, non parole senza valore musicate per alleggerire durante il "di di festa" la settimana lavorativa, non il canto di un colore politico, ma un inno alla necessità di libertà, al desiderio di sentirsi riconosciuti come popolo, e perchè no, come stato...
Un canto, quello ascoltato ieri sera, che voleva chiedere un basilare principio di autodeterminazione, di denominazione di una lingua, di un popolo, di un territorio.

Questo è stato "Oh bella ciao", cantato in Kurdo ad una Piazza, che ironia della sorte si chiama Italia, una piazza che, illuminata nel suo palazzo più grande con il tricolore italiano, in occasione del 150 esimo compleanno, festeggiava una ricorrenza in cui cavalli e cavalieri, musici e danzatori, si esibiscono per illustrare cosa sia la Sardegna, nelle sue varianti, nelle sue regioni, differenze, colori, profumi, lingue, balli, musiche e danze, costumi e tradizioni.

Quella Sardegna celebrata e autoreferenziata in litri di casse di Ichnussa che bagnano questo incontro tra muratori danzatori di Scottis e filosofi suonatori di Launeddas, tra ragionieri portatori anacronistici di Cambales e oriundi genovesi improvvisati danzatori de Dillu.

Una Sardegna un po' autoinventata, soprattutto in quei tratti dei desideri di indipendenza provenienti da critiche alla Storia del passato, e al sangue sardo versato.
Un po' distante dalle morti sarde del presente, che sono morti, senza più stato di appartenenza, ma unite dall'essere uccise dal Capitale.

Una Sardegna che quando per la prima volta solennizzò La Cavalcata, voleva mostrare, nella piazza in cui campeggia Vittorio Emanuele II, quante cose, uomini e mirabilia, possedesse sua moglie Margherita Savoiarda.

Una Sardegna, che come tutte le regioni del mondo, ha necessità, per autodeterminarsi come tale, di farsi conoscere da chi dovrebbe essere altro dall'essere sardo, ma che per farsi conoscere avrebbe più necessità di conoscersi e non di inventarsi.

Avrebbe necessità di sapere in che anno fu edificato il Nuraghe del paesino dei nonni e che il reperto di bronzo trovato nei suoi pressi è cipriota e non sardo, così come il brassard, corredo di un morto sepolto nella domus de janas, è di un signore d'oltralpe; cosa rappresenta il simbolo di quella pietra antica nella chiesa parrocchiale, o perchè si utilizza il termine "mischinu", sebbene l'isola abbia adottato una bandiera che testimonia la vittoria su quattro sovrani arabi e così via...

Una Sardegna che dovrebbe riconoscere che il sardo, strumento di identità, è la lingua più vicina al padrone romano che arrivò qui ben prima dei savoiardi, dovrebbe sapere che ebbe una donna quale capo di stato (forse è eccessivo definire Eleonora così...) e che non è balente far sedere in auto le donne nei posti più vicini al bagagliaio, ma è solo poco elegante...

Una Sardegna meno mito e più realtà, che seppur isola, appartiene al pianeta terra e non un eden trascendente, una Sardegna senza alcun passato mitico o misterioso, un po' più umile e quindi un po' più sincera.

Una Sardegna diversa e variegata, bastarda nelle origini e quindi biologicamente più eugenica, straniera in terra straniera, con sardi stranieri a casa loro, nè più e nè meno di un valdostano a Pantelleria o di un messinese a Taranto o di un fiorentino a Siena...

Una Sardegna in cui uno strano spirito di indipendenza dall'oppressore Italiano, andrebbe forse rivisto, e reinventato nell'uso dello strumento di democrazia, ovvero del voto, soprattutto davanti agli ospiti Kurdi...
Quei Kurdi, soprannominati Turchi da signorine con solenne maglietta in cui campeggiavano scritte di Indipendentzia dell'Isola (seppur apprezzati per le loro musiche ritmate che hanno animato la piazza), o semplicemente soprannominati quali anonimi "istranzos" o "furisteris"(quindi ben poco denominabili e quindi riconoscibili) dai figli degli autori del pecorino più buono, che poco sanno che la benzina agricola del loro trattore, arriva dalla terra di quegli sconosciuti.

Quei Kurdi che spesso hanno avuto divieto di parlare nella propria lingua, di scrivere e quindi nel tempo anche di pensare, Kurdi che oggi sono profughi, sotto osservatorio dell'ONU per le torture a cui spesso vengono sottoposti, Kurdi a cui non dispiacerebbe poter utilizzare il voto, anche in Turchia, senza osservatori stranieri che ne controllino il regolare svolgimento...

Quello strumento, il voto, che anche noi sardi possediamo, e che sebbene figlio dell'oppressore italiano, abbiamo spesso ignorato e sbeffeggiato, come quando nel 2005 ci astenemmo da utilizzarlo per il referendum regionale per l'abrogazione della legge n°8/2001 che consente l'importazione in Sardegna di scorie tossiche, qualificandole come materie prime.

Ma sia ben chiaro, che non siamo così ignoranti di democrazia!!!

Siamo dei perfetti Italiani, anche noi Sardi!
Soprattutto quando dobbiamo mandare a Palazzo Madama il futuro padrino della nipote di nostro cognato, il quale aiuterà nostro cugino a lavorare in Regione e a farci ottenere di aumentare la cubatura de "sa domo' e foraidda" per poter svolgere nella migliore delle tradizioni, la cena di Pasquetta.

Ma quel canto che i Kurdi potevano liberamente esprimere in una Piazza, quel canto che ha origine in Italia, e che hanno intonato davanti ad una folla festante, con onori e tributi, con gioia, quel canto che parla di guerre di monti, monti che in Kurdistan sono il simbolo di resistenza, quel canto che non ha più stato, ma solo banale desiderio di pace, dovrebbe farci riflettere un po' di più, dovrebbe soprattutto far ripensare a valori che, come gruppo umano sardo, abbiamo tanto idealizzato e ben poco applicato, noi come tanti altri, nè più nè meno...

Grazie ai Koma Azad e Gowende che ieri sera, con la loro musica e la loro presenza hanno fatto riflettere me e spero anche tante altre persone.

venerdì, maggio 06, 2011

Comunicato ANA Sardegna sciopero del 6 Maggio

Sassari 6/05/2011

Noi Archeologi ci occupiamo di cose materiali. Sono i Beni Culturali.

Musei, chiese, castelli o piazze che abbiamo abbracciato un mese fa. Beni Culturali che vi faranno uscire domani e domenica per Monumenti finalmente Aperti.

Per il nostro Paese sono un giacimento enorme di opportunità, di crescita culturale, economica, e sociale. Lo abbiamo ereditato dalla nostra storia e noi tutti, come cittadini, abbiamo la grande responsabilità di tramandarlo alle future generazioni. Non c’è persona, dotata di senno, che non dica che sulla valorizzazione di questa immensa ricchezza l’Italia può costruire una strategia di sviluppo sostenibile per l’oggi e per il futuro.

Parte centrale del nostro lavoro è rappresentata dal tempo.

Di ogni oggetto è la prima cosa che ci chiediamo, e ci chiedono, “di quando è? a quale scopo è stato fatto?“

Ma un altro tempo è invece quello in cui siamo costretti a lavorare e a vivere:

il tempo di un domani che non esiste.

Abbiamo lavorato per anni per coloro i quali ci convincono che un po’ di precariato serva, che ci dicono che lo stage è infinito, la pratica, l’esperienza gratuita, sia utile, imprescindibile, che “bisogna farsi le ossa per un futuro”.

Sono tutti giusti parametri, sino a quando non si è abusato.

Si è abusato a tal punto che la nostra professione non esiste, non è mai esistita. Nel paese più ricco al mondo di beni archeologici, storici, artistici, l’archeologo ancora non esiste. Eppure diverse materie sono impartite all’università, esistono i titoli di studio, gli uffici appositi, le pubblicazioni, gli assessorati alla cultura che si occupano di archeologia. Ma gli Archeologi per lo Stato non esistono. Pagano le tasse, ma non esistono. Dove sono? Passano il tempo a costruire la professione… vivono d’aria?

Siamo qua per dire a tutti “Sono un archeologo, e abbiamo tante cose in comune come i diritti calpestati, la precarietà, l’assenza di tutele, con i lavori in nero senza contratto, senza diritti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Il 70% degli archeologi è donna, ma nel nostro lavoro, non è riconosciuta la maternità, non c’è il congedo parentale (per gli archeologi uomini) e molte di noi lasciano questa professione perché arriva il tempo di decidere se fare la mamma o l’archeologa”.

Bene siamo qui perché vogliamo almeno provare a cambiare questo sistema. Perché: “no hamus istudiadu in debadas” (non abbiamo studiato invano!)

Da un po’ di tempo, abbiamo deciso che l’unico modo per tentare di cambiare le cose era quello di conoscere altri colleghi che si trovavano in questa condizione, ma anche parlare con le altre professioni.

È così che ci siamo resi conto che abbiamo gli stessi problemi degli altri lavoratori, senza aggiungere l’aggettivo precari. Perchè noi non siamo precari, nel senso di indecisi, noi vogliamo fare questo lavoro, abbiamo speso energie, studio e denaro per questo lavoro, e vogliamo solo le possibilità per poterlo fare, ma in un contesto di vita decente.

Abbiamo deciso di costruire una Associazione.

E abbiamo scoperto tramite le regole dure della democrazia, come il dialogo, l’attesa, il lavoro di convincimento, che era necessario prima con noi e poi con la società.

Sino a pochi anni fa come archeologi eravamo debolissimi, tutti con la paura che ognuno portasse via il lavoro dell’altro.

Ma tutti nelle mani dei “padroni” del tempo. Di quelli che sfruttano la tua bravura, la tua passione, ma che purtroppo non ti possono pagare come sarebbe giusto, pur volendo fare (per carità), ma che se tu non accetti, se per caso decidi di pensare con la tua testa o di costruire una vita normale, sarai progressivamente sostituito.

I padroni sono tutti quelli che ti pagano solo simbolicamente, ma che ti convincono che l’obolo acquisito sia come il gettone delle giostre per acquisire poi un posto lassù nel regno dei cieli dei padroni e del posto fisso.

E così ti accorgi che il tempo passa e ti chiederai dove è finito quel futuro.

Si dice che il tempo è denaro, ma il denaro non è tempo. Il tempo è vita. E la precarietà ruba il tempo, cioè la vita. Ruba anche a noi, anche se archeologi e lavoriamo con il tempo.

Noi vogliamo andare verso una vita dove è possibile scegliere dove e come investire il nostro tempo.

I nuovi padroni, quelli contemporanei, sono quelli che hanno rubato il tempo a chi ha creduto nel progressismo di un tempo migliore! Il loro furto è imperdonabile, ingiustificabile!

È talmente grave che è impunibile, perché il tempo non può esserci restituito e la falsa speranza non è risarcibile!

Come Associazione Nazionale Archeologi rifiutiamo una logica “a ribasso” sulla qualità della tutela del patrimonio archeologico.

Abbiamo Abbracciato la Cultura per ricordare all’Italia quello che ha come patrimonio culturale, ma rifiutiamo un sistema che sottoimpieghi gli archeologi, gli storici dell’arte, gli antropologi.

Siamo contro questo sistema che rigetta come inutili i titoli di studio e l’esperienza professionale acquisita. Prospettiamo, invece, un mondo del lavoro in cui sia data la dignità lavorativa e professionale ad ogni archeologo. A ciascuno la prospettiva di una crescita nella professione, in cui siano tutelate e valorizzate le competenze. Una vita in cui ciascun archeologo abbia la possibilità di lavorare al livello che merita in base alle proprie competenze.

Insomma, che abbia una vita decente.

E i passi per fare questo sono chiari:

- all’approvazione di una legge che definisca l’identità e il profilo professionale dell’archeologo all’interno del Codice dei beni culturali o comunque tramite lo strumento legislativo;

- alla creazione di un altro elenco nazionale che comprenda tutti gli archeologi, almeno in possesso del diploma di laurea, che da anni con diverse modalità svolgono questa professione;

- alla cultura della legalità, all’ascolto democratico di tutte le istanze e di tutte le rappresentanze della categoria;

-NO al permanere dell’indeterminatezza dei ruoli, dello sfruttamento degli archeologi da parte di soggetti che ne umiliano competenze e professionalità e ne rendono precaria la condizione

-NO agli incarichi non trasparenti che turbano le regolari dinamiche del mondo del lavoro ed il rapporto con i committenti;

-NO all’ingerenza nelle retribuzioni degli archeologi, la cui definizione spetta ai professionisti e alle associazioni che democraticamente li rappresentano e non certo a gruppi o commissioni unilaterali che non hanno alcuna rappresentatività, conoscenza né competenza in materia.

https://www.youtube.com/watch?v=5Os9Pbk2GNA


lunedì, maggio 02, 2011

1 MAGGIO Lavorare con lentezza...

http://www.youtube.com/watch?v=BeUY-hlJ5ik

Il 1 Maggio 2010 stavo in Piazza San Giovanni...
Ascoltavo Enzo Del Re insieme alle "Compagne Viola" del Popolo Viola Vienna (Elisa Legnini, Francesca Andrian, Laia Safont Caso, Federica Bonetti, Marianna Leta, Selica Bombardieri), piena di speranze e fiera nel credere a quelle parole.

Nel 2011 ho ascoltato il concerto in tv.
E' passato un anno e per fortuna qualcosa è cambiato.
All'inizio mi pareva di ascoltare l'inno dei fancazzisti, e invece no.
E' cambiata la mia idea di lavoro, E' cambiata la consapevolezza del lavoro.
Ho acquisito e metabolizzato l'idea che la vita è una, e la salute è la mia; o meglio ho "acquistato" questa consapevolezza, pagando, pagando con vile denaro, fatica e sudore!
Ho capito che padrone e sfruttato non sono altro da noi, da me...
Non esistono sui libri o nelle parole di qualcuno che predica dal palco.
I padroni, o quelli che vogliono essere tali, li ho visti, li ho conosciuti, li ho focalizzati
...ora posso dire: "li voglio combattere",
Ho capito che in tutti è insito il germe di fare i padroni!
E' un inevoluto istinto umano!

"I lavori massacranti esistono perchè i pesi e i compiti non sono equamente distribuiti,
adoro il lavoro ma detesto la fatica.
La fatica che cosa è?
La fatica è quel dolore fisico che si oppone alla continuazione del lavoro.
Io per gli sfruttatori non voglio fare niente, per la classe lavoratrice alla quale mi onoro di appartenere sono disposta a sacrificare la vita, ma per i padroni, non voglio fare un cazzo!
Il solo pensiero di fare qualcosa per Berlusconi, già mi stanca..."


Ho capito che l'unico padrone non è Berlusconi, bloccato dentro il tubo catodico con tutta la letteratura giornalistica che si porta appresso.
Usiamo Berlusconi come simbolo di tanti altri sfruttatori.
Per farla breve, in attesa dello sciopero del 6 Maggio:
I padroni sono tutti coloro i quali ci convinvono che un po' di precariato serva, che ci dicono che lo stage infinito, la pratica, l'esperienza gratuita ecc.ecc. sia utile, imprescindibile, che "bisogna farsi le ossa per un futuro".
Sono quelli che abusano dei termini "esperienza" e "futuro".
I padroni sono quelli che ti dicono che sei bravo, capace, intelligente e dotato, ma che purtroppo non ti possono pagare, pur volendo, ma che se tu non accetti, sarai comunque sostituito.
I padroni sono quelli che ti pagano simbolicamente, ma che ti convincono che l'obolo acquisito sia un gettone d'oro per acquisire poi un posto lassù nel regno dei cieli dei padroni (vi ricordate le docenze universitarie ad un euro?)
I padroni sono tutti coloro i quali, quando parlano con te, ti illudono che ci sarà un futuro brillante e straordinario, sono il gatto e la volpe del Pinocchio di Collodi...
Ti accorgerai che il tempo passa e ti chiederai dove è questo futuro?
Possibile che ancora nessuno abbia visto il futuro...
Che sia già arrivato e non ce ne siamo accorti?

I padroni contemporanei sono quelli che hanno rubato il tempo a chi ha creduto nel progressismo di un tempo migliore!
Il loro furto è imperdonabile, ingiustificabile!
Talmente grave che è impunibile, perchè il tempo non può esserci restituito e la falsa speranza non è risarcibile!
Mi appello ai colleghi Archeologi, che lavorano con il tempo, che del tempo e della storia fanno la loro arte!
Siamo tra i primi protagonisti derubati del nostro tempo!!!
A chi se non a noi si addice il motto "IL NOSTRO TEMPO é ADESSO!!!
Mi appello a noi/voi...il 6 MAGGIO POSSIAMO CONSAPEVOLMENTE DIMOSTRARE CHE ABBIAMO CAPITO IL VALORE DEL NOSTRO TEMPO, SCENDENDO IN PIAZZA?

giovedì, febbraio 10, 2011

Il 13 Febbraio Donne di Paola Ruiu

Donne

Diverse, simili

in quanto non è detto

nell’abito di vivere

di ogni giorno.

Simili nel silenzio

e nel grido dei pensieri

colorati d’amore,

tutti nostri.

Diverse nello sdegno

dell’offesa, nel dolore

nel colore della pelle

che si compra.

Donne

simili, diverse

siamo, siete

la stessa cosa.

La forza del coraggio

la resistenza testarda

ai confini dell’abuso,

il cuore della vita

…senza prezzo!

8.03.1997

Paola Ruiu

(Da” Poesie e colori”, Gallizzi- Sassari 1999)

Paola Ruiu ha insegnato per molti anni nelle Scuole Elementari della provincia di Sassari e per venti è stata Direttrice didattica promuovendo e sollecitando ogni possibile innovazione dei metodi e dei contenuti dell’apprendimento di base.

Ha partecipato attivamente, fin dagli anni ’60, alle iniziative culturali rivolte al mondo della scuola dalla Rivista Ichnusa, da organizzazioni democratiche e sindacali.

Ha continuato a realizzare il suo impegno per una società attenta al futuro di donne, uomini, bambine e bambini, dedicandosi ai problemi dello svantaggio e dell’handicap.

Nell’anno 2002 con decreto del Presidente della Repubblica C.A. Ciampi le è stata conferita la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.

Il suo rapporto col mondo giovanile continua nelle scuole attraverso conversazioni sui temi della pace e del rispetto della natura.


Mai versi furono più attuali in questo periodo...con preghiera di diffusione

Grazie Paola!

martedì, dicembre 07, 2010

Vorrei che la Sardegna fosse 'cool' per altri motivi...

Stamattina, grazie all'amico giornalista Francesco Bellu, ho letto la nuova 'ovvietà' de L'Espresso sulla Sardegna...

Un articolo di Maria Simonetti in cui si spiega al lettore "Com'è cool la Sardegna" e come "Per anni la cultura isolana è stata considerata periferica. Oggi si è rotto questo tabù. ", soprattutto in seguito alla vincita del premio Campiello da parte di Michela Murgia, al successo della Canalis e di due ragazzini [poco abili nell'arte sonora, soprattutto se paragonati, a mio parere, a Paolo Fresu o a Francesco Demuru o a Maria Carta] per i quali coetanee poco avvezze all'educazione musicale si svenano con gli applausi.

Un mix 'cool' un po' strano mettere insieme Michela Murgia (che con un libro straordinario ha dato voce ad una femminilità atavica), la figlia del 'Gran Maestro' Cossiga, Elisabetta di cui tutte le donne sono invidiose e i valletti dello star system italiano, no?

Da sarda che cerca di esportare "cultura sarda" (concedetemelo, ma faccio questo di mestiere) preferirei ricordare altre cose per cui l'Isola è stata 'COOL', è COOL, e forse...sarà COOL...

Basta studiare la Sardegna,
leggerla,
osservarla,
conoscerla
e soprattutto rispettarla.

I tabù dell'essere di serie B son ricordi lontani nel tempo, cara signora Simonetti!

Preferirei che la Sardegna fosse 'Cool' perchè patria culturale e natale di una DONNA come Grazia Deledda, seconda DONNA al mondo a ricevere un premio Nobel per la Letteratura, tra le 11 vincitrici DONNE al mondo...
Preferirei fosse COOL perchè ha dato i natali, anche qui culturali, ad un uomo come GRAMSCI e così via...
Se nel 1926 Grazia Deledda ricevette il Nobel senza alcun "tabù", figuriamoci allora cosa dovrebbe pensare la cara Eleonora d'Arborea...

Signora Simonetti, forse lei non ricorda, ma credo che la Sardegna sia 'cool' già da quando nel 1394, la Giudicessa ( una DONNA) Eleonora d'Arborea aggiornò il codice di leggi di suo padre Mariano IV e diede vita a LA CARTA de LOGU, uno dei primi esempi di Costituzione al mondo, un codice di leggi scritto in lingua sarda e che al capitolo 21...riporta

""Volemus et ordinamus qui si alcuno homini levarit per forza muleri coyada, o ver alcuna atera femina qui esseret iurada, o isponxelarit alcuna virgini per forza, et de•ssas secundas causas esseret legitimamenti binquido, siat iuygado qui paghit pro sa coyada liras .D.; et si non paghat infra dies .XV. de c'at esser iuygadu, siat illi segadu uno pee pro modu qui•llu perdat. Et pro sa bagadia siat iuygadu qui paghit liras .CC., et siat anchu tenudo pro levarela pro mugere, si est senza maridu, e plaquiat a sa femina; et si non la levat pro mugere, siat anchu tentu pro coyarela secundu sa conditioni de sa femina, et issa qualidadi de•ssu homini. Et si cussas causas issu non podet faghire a dies .XV. de c'at essere iuygadu,siat illu segado s'unu pee per modu que lu perdat. Et pro sa virgini paguit sa simili pena et si non adi dae hui pagare seguint illu uno pee, ut supra"

ovvero


"Vogliamo e ordiniamo che se alcun uomo prendesse con la forza una donna maritata, ovvero alcun'altra donna che sia promessa (sposa), o violentasse una vergine, e ciò per le ultime due situazioni si possa legittimamente provare, sia condannato a pagare per la maritata cinquecento lire; e se non pagasse entro quindici giorni dalla condanna, gli sia mozzato un piede in modo che lo perda. E per la nubile sia condannato a pagare duecento lire, e sia anche obbligato a sposarla, se la donna è senza marito (?) e le vada bene (l'uomo che l'ha violentata); e se non la sposa, sia tenuto a maritarla (a fornirle la dote) secondo la condizione sociale della donna e dell'uomo (che, eventualmente, la sposasse). E se non può adempiere alle suddette condizioni entro quindici giorni dalla condanna, gli sia mozzato un piede, in modo che lo perda. E per la vergine paghi la stessa somma, e se non ha di che pagare gli si mozzi un piede, come sopra".

Scusate, e mi scusi signora Martinetti, ma per me una cosa del genere, scritta nel 1394 è VERY COOOOOL...
Più cool della condivisione di un talamo con Mr George Nescafè o dei pianti al festival di Sanremo!!!!



domenica, novembre 28, 2010

Come le Università possono fare ingenuamente (o consapevolmente) il gioco di Mister B.!!!

E il gioco di B continua...

http://www.sassarinotizie.com/articolo-2732-ddl_gelminila_protesta_va_espressa_l_intervento_del_rettore_attilio_mastino.aspx
Conferenza dei rettori universitari italiani

Ddl Gelmini:«La protesta va espressa»:
l'intervento del rettore Attilio Mastino

Giorni di proteste di piazza e contestazioni

SASSARI. Due giorni fa, il 25 novembre, la Conferenza dei Rettori universitari che si tiene a Roma non ha potuto trattare l'ordine del giorno perché un gran numero di Rettori ha sollevato il problema delle dichiarazioni sulla stampa del Presidente Decleva a sostegno del Ddl Gelmini sull'Università.
Di conseguenza il Presidente Decleva ha ritenuto che esiste un’evidente sproporzione nella rappresentazione da parte degli organi di informazione del dissenso rispetto al DDL Gelmini, che invece rappresenterebbe un passo in avanti positivo e andrebbe lealmente sostenuto.
Tale posizione del Presidente è stata ribaltata nel corso della discussione, alla quale hanno partecipato oltre 20 Rettori, prevalentemente critici nei confronti della posizione favorevole dei vertici della CRUI al DDL Gelmini nella stesura emendata in approvazione alla Camera.
Il Rettore Attilio Mastino non ha ritenuto fondato il giudizio del Presidente sul malcontento che sta effettivamente esplodendo in tutte le sedi ed ha comunicato
i dettagli sull’occupazione del Rettorato e sulle manifestazioni in Piazza Università a Sassari: i mezzi di informazione fanno il loro dovere e rappresentano esattamente il malessere di ricercatori e studenti, mossi dalle gravi incognite sul proprio futuro.
Ecco l'intervento del Rettore Mastino:
«Dal mese di febbraio avevamo chiesto che i Rettori si facessero voce critica per interpretare lo stato d’animo delle Università che li hanno espressi e riuscissero a guidare e controllare con spirito costruttivo una protesta che montava negli Atenei nei confronti di un DDL che liquida esperienze di Facoltà e Dipartimenti, indebolisce le università, punisce la fascia dei ricercatori inseriti in un binario morto e colpisce il diritto allo studio. Da un lato il Ministro sostiene che le proteste in corso vedono studenti e ricercatori battersi per difendere i privilegi dei baroni.
Dall’altro lato lo stesso Ministro sostiene che tutti i Rettori sono favorevoli al DDL e dunque è incoraggiata a procedere a testa bassa.
Mi sono chiesto se tutte le dichiarazioni a sostegno fatte del Presidente Decleva anche sui giornali di ieri non abbiano in qualche modo convinto il Ministro di continuare imperterrita sulla sua strada contro le opinioni del mondo universitario. Dunque la protesta non va minimizzata ma espressa, soprattutto dopo che il testo emendato dalla Commissione istruzione della Camera ha subito in Commissione bilancio una ecatombe di emendamenti che lo snaturano profondamente.
Del resto era stato sostenuto dalla maggioranza della CRUI che l’Università avrebbe subito il decreto (sia pur malvolentieri) solo perché questa era l’unica strada per recuperare risorse dal Ministro Tremonti.
Ora che nella legge di stabilità le risorse sono state (parzialmente) recuperate, non si capisce la ragione per la quale si deve continuare ad uscire sulla stampa sostenendo l’importanza che la CRUI annette all’approvazione del DDL.
Intanto il DDL avrà riflessi pesanti sulle Università, in particolare su ricercatori e studenti, spezzerà rapporti storici di Facoltà e Dipartimenti con il territorio, collaborazioni internazionali, collane di pubblicazioni ormai consolidate. Non risolverà nessuno dei problemi dell’Università perché non mi riesco a convincere che per modernizzare l’Università occorra ridurre le risorse anziché aumentarle.

Infine, sul piano finanziario segnalo alcuni aspetti:
• il taglio del FFO è stato recuperato solo in parte, con una perdita secca di oltre 300 milioni e dunque con il conseguente blocco del turn over;
• gli Atenei non possono rassegnarsi a dimagrire ulteriormente nel momento in cui aumenta la distanza tra gli obiettivi di Lisbona e le assegnazioni percentuali sul PIL a favore della cultura, della ricerca e dello sviluppo;
• gli scatti sono garantiti solo al 50% dunque viene penalizzata la metà dei docenti universitari;
• non conosciamo a novembre l’ammontare del FFO 2010 mentre stiamo scrivendo i bilanci 2011;
• il taglio medio del 2010 sarà superiore al 3,5%, per alcuni Atenei supererà il 5%;
• la percentuale della assegnazioni di punti organico penalizza pesantemente i ricercatori in servizio per moltissimi dei quali non c’è numericamente spazio per un inquadramento tra gli associati, a prescindere dal merito di ciascuno.
A mio giudizio è necessario che la CRUI ripensi la sua posizione, recuperando tutte le osservazioni critiche fin qui relegate in posizione di minoranza».
Il Rettore di Cagliari Giovanni Melis è intervenuto due volte sulle stesse posizioni, segnalando le difficoltà del mondo universitario, il disagio dei Rettori e l’esigenza di capire il dissenso. Ha chiesto che la CRUI respinga il ridimensionamento delle Università italiane sancito per legge.
Il Rettore de La Sapienza Frati ha osservato che il DDL Gelmini si è trasformato per strada ed ora avremo una legge che valuterà non il prodotto ma il processo, con conseguenze negative.
La seduta si è conclusa a tarda ora senza l'approvazione di un ordine del giorno, con un invito al Presidente ad evitare dichiarazioni a sostegno del DDL Gelmini.

Cari Rettori, cari Ordinari,
avete una grande occasione!
è oramai innegabile che abbiate reso l'Università Italiana come una grande, una grandissima palude!
La palude è un ambiente umido, in cui migliaia di uccelli, di animali e di esseri viventi trovano il loro straordinario habitat naturale.
è un ambiente ricchissimo, incredibile!
Immaginiamo che gli uccelli migratori (fenicotteri, falchi, albanelle) siano i ricercatori, gli ordinari siano rane e rospi e gli studenti, i dottorandi, i docenti a contratto siano pescatori di palude ammalati di malaria!
Bene la palude ha solo un grande, grandissimo problema che la rende inospitale, denigrata, immobile e difficile per la presenza umana...LA MALARIA!!!!
Il DDL di Maria Star propone di far diventare la palude un grande lago salato, prosciugando completamente l'ambiente umido...Mai cosa più folle!!!

Cari Rettori, cari Ordinari, cari tutti!
Avete un'occasione straordinaria offertavi da questa situazione...
La storia politica italiana, vi sta offrendo l'occasione di redimervi!!!
Aprite gli occhi, mettetevi una mano sulla coscienza e sfruttate questo status di cose per bonificare l'Università italiana!
Non volete che il gioco di Mister B sia compiuto?Bene...
Allora salite sui tetti, e unitevi alla protesta in modo produttivo!!!
In accordo con i ricercatori, gli studenti, i dottorandi, i docenti a contratto e i movimenti che ruotano intorno al mondo della Ricerca Universitaria, in accordo con quelle migliaia di persone che avete fatto emigrare all'Estero dialogate e costruite VOI (NOI) quella RIFORMA che attendiamo da anni!

Prendete l'iniziativa di bonificare la Palude dalla Malaria..

Odesso o mai più...perchè non credo che si ripresenterà una seconda occasione!
Rinunciate a qualche privilegio, almeno per una volta...ve ne saremo grati, ve ne saranno grati i giovani, e il mondo della ricerca tutta e forse anche l'ITALIA.
Dimostrateci per una volta di aver ricoperto il posto di emeriti perchè realmente siete persone in gamba!

Non fate il gioco dei NON PENSANTI, non fatelo...


venerdì, novembre 26, 2010

Non vado a protestare...sono solidale...ma non vado a protestare...

La cara amica Valentina Porcheddu sul suo nuovo status di FB scrive: "C'è falso entusiasmo sulle proteste studentesche di questi giorni, e c'è chi parla di nuovo 68! Scusate, ma io nelle piazze vedo quella parte d'Italia che lotta e dissente ogni giorno. Mentre sono certa che i servi dei Baroni - precari anch'essi - sono al caldo nelle loro case. Allora...mi spiegate cosa cambierebbe anc...he se la riforma non dovesse passare?"

Come darle torto?

Sono seduta in una durissima sedia dell'Istituto Archeologico Germanico a Roma, a scrivere una stronzissima tesi dottorale trascinatasi ben oltre i termini previsti, per colpa di un'Italia della Cultura Vecchia eBaronale (i colleghi che conoscono la mia storia, sono al corrente di ciò e sanno perchè essa si sia trascinata oltre i termini previsti), cercando di scrivere quanto più in fretta per riuscire, entro Marzo, a raggiungere quell'ultimo stronzissimo gradino della scala sociale che dovrebbe elevare il mio status proletario di provenienza (sono l'unica nella mia famiglia ad aver frequentato l'Univ. e ad aver conseguito la laurea, nessuno a casa mia ha mai ricoperto ruoli dirigenziali nè tantomeno di rilievo, nessuno conosce la mia famiglia se non per essere la famiglia di Laura Soro) ad un livello tale che mi permetta, forse, di parlare alla pari con quella serie di individui che rimpolpano le Università Italiane, mentre colleghi e studenti per strada protestano contro il decreto dell'imbecille Maria Star...

Intanto il mio cuore rosso e la mia passione mi porta a urlare contro chi malauguratamente ci governa (ci governa perchè abbiamo pagato il prezzo della democrazia), mi porta ad andare a poche centinaia di metri da qui per manifestare questo mio dissenso.

Ma non lo faccio...sto qui, seduta, con un occhio alla rete e un occhio alla mia tesi...

Si alla mia tesi!

Una tesi che avrà il logo di una Università Straniera e non Italiana, una tesi di Dottorato sofferta per la fatica, ma serena e soprattutto LIBERA nella sua genesi!!!

Ovviamente, chi, dotato di giudizio potrebbe mai acconsentire ad una folle proposta di legge come quella della Gelmini?

Credo nessuno! Ma guardiamo il tutto da un altro punto di vista...


Cari colleghi sui tetti, cari studenti al Colosseo, come darvi torto?

Vi sono vicina, vi sostengo, capisco le ragioni della vostra protesta, ma fino a che punto posso chiudere gli occhi e protestare con voi?

Mi dispiace dirvelo, ma sarebbe come una violenza, una delle peggiori violenze perchè andrebbe contro i miei più alti principi!

Mentre voi prendete botte dalla Polizia (da quella stessa Polizia che non ha neanche la benzina per le auto, che non riesce a combattere la Mafia e la Camorra, che non ha gli straordinari pagati, ma che farebbe volentieri a meno di prendere a botte due tiratori di uova quando sa che uno come Dell'Utri sta al Governo), mentre voi e i poliziotti in tenuta antisommossa alimentate le testate giornalistiche di destra e di sinistra, date voce a Fede che vorrebbe darvi l'olio di ricino, a La Repubblica che pubblica le vostre foto da guerriglia urbana come il frutto della democrazia violata...

...qualcun altro, che alla porta di casa sua reca una targa dorata con sù scritto PROF., sta nello studio di casa sua a fare la sua ricerca personale.

Ebbene si...

Mentre voi vi battete per fare ricerca, qualcun altro al calduccio del suo appartamento o della sua villa o del suo cazzutissimo studio, fa ricerca.

Fa ricerca con quei libri che in Biblioteca non riuscite mai a reperire,

fa ricerca con la bozza della vostra tesi di laurea, oppure con quella dei vostri colleghi,

oppure ancora, se è eccessivamente stressato perchè il termosifone dell'ufficio non funziona o perchè la Segretaria non gli ha preparato il caffè, si fa tranquillamente spompinare da una assistente che anela ad avere un contratto co.co.pro.

Si Si, proprio quella assistente che voi chiamate Prof., perchè tiene al costo di 1 euro lordo tutti i corsi pertinenti al Prof. e con quel contratto retribuito( il Co.co.pro) potrebbe far tacere i genitori che le dicevano "Dovevi fare la parrucchiera come tua sorella e non studiare!";

oppure, sempre lui, Il VECCHIO PROF., decide con altri vecchi luridi mangioni della cultura come dividersi la torta de 'il POTERE del SAPERE',

oppure sta degustando il vino regalatogli dall'ultimo laureato speranzoso,

oppure ancora, sta in un Convegno (con gli ultimi soldi del Dipartimento che dovevano servire a comprare la cartaigienica) a presentare il vostro articolo (dove voi siete il 3° autore perchè prima vi è il Sommo Prof., poi la Sua/o amante e poi voi) in un modo borghese e squallidamente lontano da una qualsiasi idea di progresso, di rivoluzione, di uguaglianza, di diritto...

Costui, o meglio costoro, definiti non a caso BARONI, son vecchi di proteste...

son vecchi in tutti i sensi!

Son Vecchie volpi che avendo potuto accedere al sapere (perchè ricordatevi che la conoscenza è un lusso) san bene come funzionano i meccanismi del mondo.

Loro, ora impossibilitati a fare i soliti schifosi porci comodi dalle ristrettezze economiche dei tagli alla cultura, non potevano in alcun modo che dissentire sul decreto GELMINI, che è naturalmente una boiata, ma che nel nostro paese, lo è ancora di più...

E quindi che fanno?Incitano voi a far si che qualcosa possa muoversi...a loro favore però.

A favore dei loro Concorsi truccati,

a favore dei loro Dottorati già decisi,

a favore di tutti quei magheggi che non sono solo pertinenti a Berlusconi, ma che sono insiti nelle più terribili Caste di cui questo paese è pieno...

Se Berlusconi ha vinto le elezioni ed è il Princeps...non lo è a caso!

Ha avuto un tessuto talmente fertile, che molti che gli vanno contro sono solo coloro, come i Baroni Universitari, che hanno avuto le briciole della torta...

E quindi, votanti a sinistra per la vecchia legge che la cultura sta a sinistra (quale sinistra poi?) parlano sul dramma che affligge l'Univ. Italiana...

Pertanto,

colleghi ricercatori,

amici studenti,

mi appello a tutti coloro che adesso al mio posto stanno urlando contro la Gelmini...

Per un attimo rivolgete la vostra protesta anche a quei Baroni che vi hanno incitato a farla, rivolgetela anche a loro...

Urlate contro la Gelmini ma urlate contro il BARONE prima di urlare contro la Gelmini...

Perchè se la Gelmini sta al Governo è perchè a causa dei Baroni, la Conoscenza e il Sapere che avrebbe permesso di comprendere il "pericolo" del governo Berlusconi, erano nelle mani dei luridi Prof. e non dell'Italia intera!

Loro che hanno speculato per anni e che hanno mandato a puttane la cultura,

ora gelosi perchè non possono più permettersi le puttane...

dicono a voi di combattere per un ideale,

dicono a voi di versare sangue nei sanpietrini di roma per una manganellata...

E io?

Io la protesta la rivolgo ogni giorno

protesto contro questi stronzi

scrivendo, chiacchierando...

...a punto tale che non potrò avere un posto in Italia ma potrò solo venirci,

come adesso, per concedermi uno svago di ricerca...

Io tornerò all'ESTERO!

Scusate il mio sfogo...ma non son riuscita a trattenermi!


Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie.
Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie. (DE ANDRè, La città vecchia)
http://www.youtube.com/watch?v=LVyM8i5mUAM

giovedì, aprile 08, 2010

Camino de perfección - Lluís Bassets

07 abril, 2010 - Lluís Bassets

Camino de perfección

El modelo es italiano. Como en tantas otras ocasiones. De la civilización casi todo llega de la península itálica, lo más alto y lo más bajo. No hay estadio de perfección más elevado en este capítulo. Nadie ha llegado más lejos en la integral transformación del entero sistema político y de la moral de la sociedad. Los niveles alcanzados en otras naciones europeas se quedan cortos con lo que allí ha sucedido, donde los electores han convalidado y siguen convalidando las actuaciones del gobernante más corrupto de toda su historia desde los tiempos del Renacimiento hasta conseguir invertir la jerarquía de los valores. En Italia no hay corruptelas, ni corrupción política en sentido estricto; no hay financiación ilegal de los partidos políticos, ni políticos corruptos; el entero sistema se ha convertido en una maquinaria corrupta al servicio de quien es a la vez el corruptor y el corrupto en jefe, que sigue campando a sus anchas, adaptando las leyes y el Estado a sus intereses, comprando a diputados y funcionarios, a jueces y periodistas, gracias a la convalidación de sus métodos y de su altísima moral por parte de los electores.
No es fácil alcanzar tanto virtuosismo. Y no está claro que quienes en España aspiran a culminar este camino de perfección tengan las cualidades personales y la enorme capacidad corruptora que tiene el condottiero italiano que nos ocupa. Pero hay que reconocer que ponen mucho de su parte y con esto ya tienen la mitad del camino recorrido. Es difícil superar en cantidad y en calidad, en extensión y en intensidad los niveles de corrupción alcanzados entre nosotros por el partido que precisamente llegó al poder como abanderado de la regeneración moral y del Estado de derecho, frente a la corrupción y los crímenes de Estado del socialismo. Esa superioridad moral de partido incompatible con la corrupción, de partido irreprochable y legalista, era la coartada mayor para la mayor cueva de Ali Babá que jamás se haya visto en la democracia española.

Lo único que falta ahora son las circunstancias políticas y económicas que les eleven a los altares de la sublimidad berlusconiana, en las que la corrupción quede bendecida y consagrada por las urnas como virtud democrática; y sea promovida y estimulada luego desde el Gobierno y las instituciones con el mismo ahínco con que se combaten los accidentes de automóvil en carretera. Una buena crisis económica, que destruya puestos de trabajo y deje en la intemperie a millares de familiares desahuciadas por sus hipotecas impagadas; un gobierno tan inepto como sea posible, incapaz de pasar un mensaje claro y siempre preparado para desmentirse varias veces al día; y un país polarizado por la inquina territorial, ideológica y religiosa, pueden bastar para que las próximas elecciones nos ofrezcan el milagro de la corrupción convalidada por las urnas. La fidelidad berroqueña del voto conservador y la crisis de la izquierda pueden hacer el resto.

Esto no lo hemos visto todavía en unas elecciones generales en España. Sí se ha visto ya a pequeña escala en dos autonomía como mínimo, en la Comunidad Valenciana y en Madrid, donde la identificación ideológica puede más que los escrúpulos morales de los electores. Pero si este Partido Popular agusanado de arriba a bajo no se regenera antes de dos años ni consigue revertir su identificación con la corrupción, lo que nos espera puede ser tan grave como lo que ha vivido Italia bajo el berlusconato.


martedì, marzo 02, 2010

Gli Indifferenti di Antonio Gramsci (La città Futura)


INDIFFERENTI
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" (1). Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

giovedì, febbraio 04, 2010

Per una volta...non mi meraviglio!

Un articolo marginale, al quale forse nessuno ha dato peso.
Un articolo che non è di cronaca, non fa gossip, non fa scalpore...è una delle tante storie.
Un articolo del ... "e vabbè, c'è tanta gente che perde il lavoro!"
è l'articolo dei nuovi emigrati, gli emigrati 30enni del nuovo millennio.
Quelli senza figli (non se li possono permettere),
Quelli senza casa (stanno a casa di mamma e papà, perchè con la borsa di studio nessuno ti concede il mutuo)
Quelli che imparano tante lingue, ma che vorrebbero poter scrivere e comunicare prima di tutto in italiano...e nel nostro caso, perchè no, anche in sardo.
Quei nuovi emigranti che nonostante tutto, parlano dell'Isola, come se fosse il paradiso terrestre.
Ma che dentro di sè sanno che nell'Olimpo non potranno mai metterci piede.
Questo è si un articolo marginale, ma è lo sputo in faccia che da l'Isola e i suoi detentetori di cultura verso chi prova a sollevare sè stesso...
Ma perchè continuate a difendervi e a pensare di "non essere peggiori degli altri!"?
Per quanto tempo ancora vorreste mandare via i frutti dell'isola con scostanza e finto buonismo, considerandoli di serie b, perchè non dotati del giusto pedegree, facendo i sardocentrici della cultura e deridendo chi li accoglie a braccia aperte senza chiedere loro chi sia il padre?Vergognatevi voi che li cacciate, vergognatevi perchè chi li ha accolti, ha i conti in regola, voi siete ogni giorno sotto accusa!

http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24ore.com/Articolo.aspx?Data=20100202&Categ=9&Voce=1&IdArticolo=2424582

domenica, dicembre 06, 2009

No BERLUSCONI Day - VIenna 5-12-2009


Io c'ero!Noi c'eravamo.

Noi con la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, noi con le parole di Salvatore Borsellino.
Noi che non vogliamo la Mafia nello Stato, noi popolo della rete, noi con le bandiere Viola, noi dei Blog deberlusconizzati, legali e laici, noi di FB, noi che osiamo, noi che facciamo sentire il "profumo della libertà", noi che non ci faremo strumentalizzare, noi che non siamo qualunquisti, noi che ci proviamo e ci riproveremo, noi che non ci vergogniamo di mostrare vergogna davanti al disastro italiano, noi che non vogliamo Berlusconi, noi che vogliamo che venga processato, noi che ne chiediamo le dimissioni, noi che abbiamo creato il carro viola, dove i potenti per un giorno volevano salire, ma sono stati trainati dal carro viola, come vecchi barattoli vuoti.noi che ieri ci siamo sentiti liberi, noi che vogliamo comunicare, noi che vogliamo informare, noi che l'informazione è libertà, noi che critichiamo l'opposizione, noi che faremo resistenza...
Oggi resistenza, domani Storia!
Grazie al popolo Viola!
Grazie a Noi.
NO BERLUSCONI Day - Vienna- Roma 5-12-2009.

venerdì, dicembre 04, 2009

Da Micromega del 4 Dicembre 2009

Il caso De Mattei

Creazionisti al CNR, Margherita Hack: “Ritorno al Medioevo”

di Margherita Hack

A quando un convegno per dimostrare che il Sole e tutto il firmamento orbita attorno alla Terra, centro dell’universo? Mi auguro che il CNR lo organizzi al più presto per completare l’opera di rinnovamento iniziata alla chetichella lo scorso febbraio sul tema “Evoluzionismo. Il tramonto di un’ipotesi”.

Infatti, solo pochi giorni fa ho appreso dai giornali, con meraviglia e incredulità, di questo convegno organizzato dal vicepresidente del CNR, certo Prof. Roberto De Mattei, docente di storia del cristianesimo all’università europea di Roma. Eppure l’evento risale al 23 febbraio scorso, ma è passato sotto silenzio o quasi. Solo ora, in occasione della pubblicazione degli Atti del convegno si è diffusa l’incredibile notizia che il vice presidente del più importante ente pubblico di ricerca italiano organizza un convegno che non ha niente di scientifico, che oppone a una teoria scientifica convalidata da numerose riprove sperimentali un atto di fede basato sul nulla.

Il presidente del CNR Luciano Maiani, fisico di fama internazionale, nominato alla presidenza nel 2008 quando il suo vice occupava già l’attuale posizione, alle critiche ricevute da molti colleghi per non essersi opposto a questa iniziativa di sapore medioevale, dichiarava il suo rispetto per la libertà di espressione. Però quando si tratta di risultati scientifici la libertà d’espressione non c’entra. Se io mando una pubblicazione a una rivista scientifica affermando di aver visto col mio binocolo i marziani a passeggio su Marte, oppure di avere inventato un’astronave che si muove con la sola forza del pensiero, non me l’accettano, malgrado la libertà d’opinione.

(4 dicembre 2009)

lunedì, novembre 30, 2009

..l'amarezza della delusione, lasciare per l'ennesima volta l'isola malata!

Son tornata speranzosa e ottimista, carica di buone intenzioni come un bombolone al cioccolato, ho ritardato volutamente i miei progetti iniziati all'estero, governata dalla praticità di uno stipendio da giardiniere con mansione di archeologo e dall'illusione del "questa volta sarà diverso...le persone per cui lavoro, dopottutto, lo dicono tutti, sono diverse! e poi starò in Sardegna, a casa, nell'isola più bella del mondo..."

Ed eccomi qua, dopo quattro mesi di durissimo lavoro, in parte non pagato perchè governato da quella folle passione che è l'archeologia - che ti porta a lavorare anche 16 ore al giorno (8 in cantiere con il piccone in mano e 8 davanti al computer per sopperire alle lacune di altri...), riparto amareggiata e delusa più che mai.

Credevo di non dover mai provare questa sensazione, perchè non c'è cosa più brutta che sentirsi pedina di qualcuno nel quale hai riposto fiducia, nel quale hai creduto e che hai difeso.

Non c'è cosa più brutta che constatare che colui/colei ritenevi potesse essere una guida, è solamente un mezzo che vuole arrivare e tu...nel suo viaggio vali meno di zero!

Ma "i signori e padroni"...
-ti ringrazieranno, ti loderanno perchè son corretti ed educati (fa parte del personaggio);
-non ammetteranno mai i loro errori per i quali sei stata vittima (chiedono scusa in privato, di più non puoi aspettarti, non possono litigare con te, a loro servi troppo...);
-non accetteranno mai i rimproveri (è un atteggiamento irriverente di questi giovani di 30 anni), sebbene sia lampante che ci sia sempre qualcosa che non va nel loro lavoro...
-si sentiranno sempre più bravi/e di te, dopottutto hanno l'esperienza (sebbene a paragone di anni tu abbia più titoli e più articoli scientifici);
-qualsiasi cosa dirai...entrerà in un orecchio e uscirà dall'altro, perchè l'essere testardi è, in Sardegna, valore da "Vires"...ma l'onestà intelletuale no!

Questi "vires" sardi sono come quei borghesi nuoresi che non mandarono neanche un telegramma alla Deledda per congratularsi del suo Nobel: sono la falsa "intellighenzia" che pretende di ricostruire l'identità storica dell'isola...

Credo che vi sia una frase che ben li definisca: essi sono come "Cristo drogato da troppe sconfitte, cede alla complicità di Nobel che gli espone la praticità di un eventuale premio della bontà" (De Andrè)

Se prima "sos teraccos pastores" erano dei "ragazzini" affamati, adesso sono "Abbocaeddos, laureados, buzzacas boidas e ispiantados"...
ecco la bella isola dei grandi uomini di atavico valore!!!

L'onestà, eletta a vessillo, non si dimostra solamente non condividendo l'atteggiamento dello sbeffeggiato Presidente Operaio (tanto lontano nei Km ma tanto vicino nelle azioni), ma eludendo gli atteggiamenti che io chiamo di connivenza mafiosa, quei modi di fare da clientelismo parentelare democristiano, dove per arrivare si è disposti a tutto, dove ci si sente superuomini immortali e invicibili, dove si ammette impunemente "Vedi le conoscenze servono!"

Tra le lacrime di rabbia e l'acquisita esperienza, poveri illusi ricostruttori della storia sarda, vi dedico "storia di un impiegato" di De Andrè
e come dice "La canzone del Maggio"
...verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti..."

domenica, giugno 07, 2009

Matite cancellabili nei seggi elettorali ! Bravo Paolo Cocco, cittadino modello!

Un elettore di Sassari ha fatto la prova in cabina:

"Il segno scompare"


Le prime denunce l'anno scorso a Genova e Milano.

Il ministero: "Controlleremo"

di BRUNO PERSANO


Elezioni, il giallo delle matite copiative "Si possono cancellare con una gomma"

ROMA - Era successo l'anno scorso alla politiche; si è ripetuto quest'anno alle europee. In almeno un caso i segni lasciati dalle matite consegnate agli elettori non sono indelebili. Al Viminale giurano che siano copiative ma un elettore di Sassari ha riscontrato che così non è: "La croce si cancella con una normale gomma".

L'esposto l'anno scorso era partito da Genova e Milano: altre matite ma lo stesso risultato. E stamane la conferma che poco è cambiato dall'aprile 2008. "Sono andato a votare al seggio 101 presso la scuola elementare di Li Punti, frazione di Sassari", racconta a Repubblica.it Paolo Cocco. "Ricordavo quello che era successo alle politiche scorse a Genova. Così mi sono messo una gomma in tasca e sono entrato in cabina. Prima ho fatto un segno su un normale pezzo di carta che avevo recuperato dalla scrivania di casa. Ho fatto una croce e ho provato a cancellare. Tutto vero: il segno se n'è andato senza lasciare traccia. Ho denunciato la cosa al presidente del seggio che mi ha convinto a rifare l'esperimento su un angolo della scheda, tanto per capire se la matita era copiativa solo sulla carta del ministero. Ma anche sulla scheda il risultato non è cambiato: i segni della matita possono essere cancellati. E' scritto tutto nel verbale che ho sottoscritto davanti al presidente del seggio".

Data per scontata la buona fede dei presidenti dei seggi e degli scrutatori, con matite del genere è evidente la possibilità di modificare i voti sulle schede. Per questo, da che l'Italia 60 anni fa è diventata Repubblica, le matite sono, o dovrebbero essere, copiative, lasciare segni durevoli nel tempo. Invece...

L'anno scorso la questione fu sollevata dalla segretaria del seggio 295 di Genova: "Non credevo ai miei occhi - disse Flavia Scaletta - ma i segni con quelle matite si potevano cancellare". Allora fu interessato anche il Prefetto della città, Annamaria Cancellieri, che dopo aver verificato con il Viminale, concluse convinta che "le matite sono state testate dal Provveditorato generale dello Stato, collaudate dai laboratori scientifici e sono tutte incancellabili". Eppure segnalazioni di simili disguidi giunsero anche da un seggio a Milano 2.

Di fronte all'ultimo caso, l'ufficio stampa del ministero dell'Interno assicura: "Controlleremo". Sarà necessario. Le matite contestate a Genova un anno fa erano siglate 2005; quella consegnata all'elettore di Sassari 1981. Anni diversi ma difetto uguale.

(7 giugno 2009)

mercoledì, maggio 27, 2009

La prima volta che andai a Sarroch. Cosa è oggi Sarroch. 26 Maggio 2009 giorno di lutto!













La prima volta che andai a Sarroch, ero emozionata.
Sarroch è per me il paese del Nuraghe Antigori, croce e delizia del mio Dottorato di Ricerca, Nuraghe di contatto tra Mondo Nuragico e Civiltà Micenea, che si erge su una ripida collinetta affacciata sul Golfo degli Angeli e ... sulla SARAS.
Dalla collinetta del Nuraghe si cerca di immaginare un antico porto, un pacifico approdo, un luogo di incontro di genti, uno spiraglio di contatto tra popoli nell'antichità: ma è difficile, tanto difficile.
Le archeologiche fantasie e le storiche elucubrazioni su quello che dovette essere un territorio costiero magnifico vengono immediatamente cancellate da un mostro industriale che si erge prepotente, da siloi di petrolio e ciminiere che sono il contorno balneare di una natura che verso i monti è incontaminata.
A poche decine di chilometri è la riserva di Monte Arcosu, a pochi chilometri vi è Nora.
Dietro i mostri della Saras, vi è il Nuraghe Antigori da una parte, e il Nuraghe Sa Domo 'e s'orku dall'altra: entrambi a racchiudere quel lembo di terra che si affaccia sul mare e sul quale sorge quella fonte di lavoro per diversi paesi del sud Sardegna.
Il
24 Maggio La Nuova Sardegna ha stilato una classifica sui paesi più ricchi dell'isola: Sarroch ha guadagnato il primo posto!
L'industria assassina ha fatto guadagnare il primo posto ad un paesino che si trova in una delle zone più povere dell'isola.

Due settimane fa, decine di persone hanno linkato un video di Massimiliano Mazzotta su FaceBook e sui principali social networks dal titolo "OIL", video documentario sulla SARAS di Sarroch.
Oggi 27 Maggio piangiamo Pierluigi Solinas, Daniele Melis e Bruno Muntoni, tre operai che lavoravano proprio lì tre uomini di 26, 28 e 52 anni che sono entrati vivi dentro un silos e che dal silos sono usciti morti, nel tentativo di salvarsi tra loro.
Disgrazia? Si un'enorme disgrazia.
Fatalità? No nessuna fatalità...
La fatalità in un'industria petrolchimica, nel 2009, è prevedibile, assolutamente prevedibile.
Chi li piangerà saranno le madri e le mogli, le figlie e i figli, i fratelli e le sorelle e i colleghi di lavoro, quei colleghi di lavoro che lì continueranno a lavorare, sentendo sulle loro tute blu, quell'odore silenzioso e acre della morte bianca che da un momento all'altro potrebbe colpire anche loro.
Uno degli operai, con rabbia e disprezzo, urlava fuori dai cancelli "funti mortus pro milli euros", "Sono morti per 1000 euro".
Cosa sono 1000 euro?
Una briciola con la quale si pagano due bollette e le rate di un'automobile.
Perchè in Sardegna, con 1000 euro ci si pagano le bollette dell'ENEL e del gas, che nonostante la grande petrolchimica SARAS, sono le più care d'Italia.
Ma i tre morti, sono tre dei tanti, sono cifre che arricchiscono gli elenchi delle morti bianche in Italia.
Sono tre uomini che fra un mese, sotto il sole e nell'acqua cristallina di Chia e di Domus de Maria, in mezzo ai profumi delle creme solari e dell'estate non ricorderà nessuno...figuriamoci un po' più a Nord.
Già nelle spiagge di Villasimius nessuno penserà a loro, e in Costa Smeralda, Sarroch sarà un paese lontano, lontanissimo nello spazio e nel tempo.
Nel caldo di Agosto, il cordoglio e il dolore sarà delle famiglie di Villa S. Pietro che chiuse nelle loro case, con le finestre abbassate, ricorderanno la tragicità inspiegabile...mentre i padroni saranno in ferie, mentre l'isola pullulerà di vacanzieri. Certo, per il colosso Moratti, davanti alla prospera annata calcistica dell'Inter, una simile digrazia non ci voleva, proprio non ci voleva.
Ha rovinato la festa, o ci ha riportato alla realtà?
Le vite di questi tre uomini, ascesi al cielo, o meglio discesi nell'inferno direi, tuonano in un momento particolare.
Ed ecco i messaggi di cordoglio, ed ecco la vicinanza dei politici, degli amministratori e di tutti coloro che nella settimana successiva all'accaduto si strappano le vesti manifestando dolore e lacrime...
Fra 2 mesi, nessuno parlerà più di loro, fra due mesi ci saranno cantieri in cui della sicurezza si potrà fare a meno, luoghi di lavoro in cui, se il lavoratore si rifiuta di lavorare per mancanza di sicurezza sarà sostituito da un altro, in cui, il rischio sarà forse segno di mascolinità e di forza
...in cui, mi duole dirlo, sarà probabile il ripetersi di questo vergognoso copione e per cosa?
Per 1000 euro o per la metà, per godere della dignità del Primo Articolo della Costituzione. Per potersi sentire "lavoratore", uomo con dignità, che con sacrificio e rinunce vive dignitosamente, perchè sa di avere un lavoro.

Ma se Sarroch è famosa tra noi archeologi per i micenei in Sardegna e per gli appassionati di storia dell'Isola è il paese simbolo dell'arrivo dei grandi eroi omerici dell' egeo che nel XII sec. a.C. lambivano le coste del Sud, lasciandoci prodotti di fattura straordinaria, in pace e serenità, oggi è un luogo di grigiore, di freddo e di silenzio.
Il nuraghe Antigori avrà guardato alla Saras come a un putrefatto luogo di morte, in cui i prodotti d'elìte non sono più le argille figuline lavorate al tornio, ma oli putridi e maleodoranti, che sì fanno arricchire il paese, ma che a caso, quando meno te lo aspetti, fanno morire...
Anche questa è storia, storia del territorio.
Una storia triste che si deve ricordare.
Non è sufficiente esprimere cordoglio, scusate ma non serve a nulla!

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Dal Blog Sardegna a cura di Daniele Puddu


"La Saras (su wikipedia ) è una raffineria, anzi la raffineria più grande d'Italia, e uno dei supersiti più grandi d'Europa , ha una capacità di raffinazione di 15 milioni di tonnellate annue di petrolio, cioè 300.000 barili di greggio, in gran parte libico, il 15% della capacità italiana di raffinazione (fonte Saras ).Inutile dire che si tratta dell'impresa più grande dell'intera isola, migliaia e migliaia di addetti, incluso l'indotto; inutile dire che ogni anno paga milioni di euro in tasse in Sardegna, visto che ha mantenuto la sede legale nell'isola; inutile dire che ha devastato il territorio costiero ove risiede, una vera città del petrolio addossata al paese di Sarroch , una sorta di conca, di piccola baia a mare, nella quale i fumi residui della lavorazione giacciono senza riuscire a scappar via, una puzza immane che avvolge costantemente tutto il paese.. con l'incubo continuo di un qualche incidente che lo possa spazzare via.. guardate la foto sotto, le case del paese stanno attaccate ai serbatoi della raffineria.
Foto di Sarroch e della Saras, non c'è soluzione di continuità tra raffineria e paese

Ebbene in questi giorni è accaduta una cosa molto grave, un documentario a cura del regista e produttore Massimiliano Mazzotta, intitolato OIL e che denuncia l'alta incidenza di malattie tumorali negli operai e negli abitanti del paese vicino alla raffineria della famiglia Moratti , che doveva essere proiettato nella sala Nanni Loy dell’Ersu è stato bloccato da una telefonata arrivata dal Comune di Cagliari che chiedeva "chiarimenti" (fonti con ampia rassegna stampa interna al link , visto su ladridimarmellate.blogspot.com). La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sull'attività della Saras e sulle presunte conseguenze per la salute degli operai e degli abitanti di Sarroch (Ca).Una cosa è certa, il fatto che la Saras offra tanti posti di lavoro non può essere una scusa per un abbassamento della guardia circa la salute dei cittadini (vedi report completo sulla salute dei cittadini sardi vicini ad impianti a rischio ), questo documentario deve essere lo spunto per un'analisi epidemiologica più approfondita, e se le cose dovessero davvero stare così.. beh.. esistono le tecnologie per limitare l'impatto ambientale, che la Saras le adotti, invece di mostrare prati verdi e mucche al pascolo sul suo sito.. Wink. Evidentemente con la crisi della chimica in Sardegna nessuno ha voluto aggiungere nuovi problemi a quelli già esistenti fatto sta che:

La censura non è mai la soluzione, soprattutto visto che il giudice civile per ora ha ravvisato motivi per la diffusione del documentario."
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